
Il FIL contrapponendosi criticamente al già riconosciuto PIL (prodotto interno lordo), comincia ad essere utilizzato in alcuni paesi per misurare il vero benessere dei suoi abitanti, riconoscendo in quella maniera le limitazioni della sola prosperità economica.
In questo contesto l'autrice Rossana Biffi presenta un nuovo libro pubblicato poco tempo fa con il nome di Economia della felicità, edito da Feltrinelli e scritto dal giornalista Luca De Biase il quale si fonda in diversi studi dello psicologo israeliano Daniel Kahneman, premio nobel per l’economia 2002. La ricerca di questo autore tende a promuovere un'"umanizzazione" nei macro contesti economici mondiali, cercando di proporre un indice di felicità che possa permettere di "misurare il grado di sviluppo di un Paese". In questo senso si può anche analizzare il concetto di "paradosso della felicità" coniato dall’economista americano Richard Easterlin negli anni 70 e che dimostra come "aumentando il reddito pro capite, l’indice di felicità aumenta, ma oltre una certa soglia ulteriori aumenti di reddito lo fanno diminuire" (p. 40). Questo paradosso delegittima socialmente l’economia come elemento centrale del benessere, o almeno la mette in seria discussione.
Occorre che rivediamo le nostre scelte sociali fondamentali? Sarà necessario ripensare i nostri progetti educativi in funzione della costruzione di un mondo nel quale possiamo creare condizioni sociali per una felicità umana? Forse c’è bisogno di capire bene che la nostra felicità nasce soprattutto dai beni relazionali lontani dai mercati, e non da quei beni economici. Risvegliare il principio di fraternità e la nostra relazionalità sono chiavi che possono aprire questa strada verso la ricerca della felicità.
La sfida è lanciata, è compito di noi educatori, formatori e comunicatori accoglierla e lavorare per renderla realtà nei nostri ambienti di azione personale.
link:
L'articolo di famiglia Cristiana
Il concetto di "Felicità interna lorda"
Il "paradosso della felicità"
{moscomment}